Quando ho scoperto che Alessandro aveva una Bonneville in garage, la tentazione di vederla e provarla è stata forte e ci è voluto un po’ di tempo prima di convincerlo a fare una passeggiata, io con la Land Rover e lui con la Triumph. Certo, non c’è storia, due realtà diverse, ma per qualche verso anche simili: sempre di Old British si tratta! Ed eccoci in una tarda mattinata di fine settembre, io ad ammirare la sua moto e lui a curiosare intorno al mio 109. La Bonneville di Ale è molto bella e conservata con cura, è un modello del 1963, primo anno di produzione degli “unit twins” con cambio in semiblocco. La prima versione della “Bonnie” T120, risale al 1958 e prese il nome dal famoso Bonneville Speedway, dove si svolgevano numerosi tentativi di record di velocità e dove una Tiger 110 stabilì il record per moto di serie 650cc ad una velocità di oltre 235 km/h. La Triumph capitalizzò subito le sue conquiste tecniche annunciando un nuovo modello. Erede della Tiger T110, la Bonneville era equipaggiata da un motore a 4 tempi bicilindrico, frontemarcia da 650cc, raffreddato ad aria, con due carburatori Amal (la Tiger ne aveva uno solo) e 46 CV di potenza massima a 6500 giri/min. Le prime versioni (fino al 1963) avevano il cambio (un 4 marce con comando a pedale) separato dal motore, mentre le versioni successive lo avevano in blocco (i cosiddetti motori “unit”); l’impianto frenante a tamburi. La mitica T 120 Bonneville, essenza dello spirito café racer, dalle prestazioni assolutamente superlative per la sua epoca, è presto diventata un’icona motociclistica, cavalcata da Marlon Brando e Steve Mc Queen in molti films, era un mezzo potente e anche bello, che si sposava perfettamente col nuovo look dei suoi acquirenti degli anni ’60, particolarmente attenti ai dettami delle mode contemporanee. La “Bonnie” di Ale è talmente bella che verrebbe voglia di “tirarla” un po’, ma ha pur sempre un motore del ’63 e sarebbe un vero peccato rovinarlo. È meglio lasciarsi trasportare da questa classica naked, passeggiando godendosi il paesaggio, sapendo che si sta guidando un pezzo di storia, magari sentendosi un po’ Brando…